Approccio terapeutico integrato: Biosistemica
La Biosistemica, intesa come approccio terapeutico integrato, che riassume in sé le sue due dirette componenti biologica e sistemica, si serve di un fondamentale strumento: l’ascolto profondo (Liss, 2000).
Il Prof. Liss, psichiatra e psicoterapeuta, fonda negl’anni Ottanta la Biosistemica da cui sono state gettate le basi per la divulgazione di questo approccio in molti altri paesi europei, in Asia e in America.
Due i capisaldi per la Biosistemica: l’integrazione di strutture concettuali, che trovando le radici da discipline diverse quali Psicologia e Neurobiologia, co-costruiscono il significato di bio e sistemica, e l’integrazione continua e costante tra teoria e pratica attraverso modelli e applicazioni, tra elaborazione cognitiva e pratica clinica che rendono efficace questo approccio integrato.
Per i professionisti specializzati in psicoterapia biosistemica, non è sufficiente essere dotti di grandi teorie, ma bensì da esse ne vanno acquisisti gli strumenti da poter applicare alla terapia clinica, al fine di alleviare le sofferenze e i disagi del singolo. Pertanto possiamo affermare a gran voce che la Biosistemica è un approccio della scuola di specializzazione di Psicoterapia riconosciuta dal MIUR dalle grandi basi solide rivola a psicologi e psicoterapeuti che sentono di condurre un colloquio con il paziente andando oltre il mero strumento del dialogo (Liss, 2000).
Il terapista biosistemico si concentra sul cogliere non solo i frutti della relazione narrativa, ma l’intero soggetto inteso nella sua complessità cercando di comprendere in che parte del corpo, attraverso l’osservazione del comportamento espressivo, si acquisiscono luoghi ricchi di energia o di inibizione del simpatico e luoghi di energia e inibizione parasimpatica.
È attraverso l’unità tra corpo e mente che ha la possibilità di esprimersi un’azione emotivamente adeguata. Pertanto possiamo parlare di un collegamento tra due cervelli che si inviano segnali e creano una rete di messaggi di ritorno. Per acquisire questa sfumatura è necessario esserne consapevoli ma è certamente un percorso complesso da intraprendere poiché vi sono casi in cui le emozioni devono essere scoperte e sentite ed altri in cui devono essere contenute o in qualche modo allontanate.
L’approccio biosistemico non cerca rapidamente di interagire con il problema e in ciò che ha espressamente manifestato del suo mondo il paziente, cercando quindi di definirlo, neppure di interagire con domande, termini, frasi o significati che non siano frutto di una pura espressione di quest’ultimo. Pertanto, risulta essere una strategia terapeutica, l’utilizzo di parole chiave acquisite durante il colloquio in tono discendente e affermativo in quanto si ha l’opportunità di dare un impulso al processo di esplorazione del nostro paziente, ponendo quesiti inerenti ai vissuti emotivi più attuali, ottenendo così dei buoni collegamenti tra le emozioni di supporto per risalire verso la superficie della coscienza.
La Biosistemica focalizza come suo principio l’emozione considerandola centrale rispetto al vissuto esistenziale psicologico e fisiologico. Come dedotto dagli studi della teoria dell’attaccamento, vi sono persone che manifestare le proprie emozioni non sia di rilevante importanza o addirittura si ritrovano nell’incapacità di avvertirle e di conseguenza esternarle o discriminarle. Infatti, le difficoltà che ci riportano spesso i nostri pazienti provengono da emozioni bloccate spesso rivolte alla volontà di agire nei confronti degli obiettivi da raggiungere in relazione al proprio sentire.